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NewsCanapa, intervista con Grassi ‘Made in Italy nostro punto di forza”

Canapa, intervista con Grassi ‘Made in Italy nostro punto di forza”

Intervista con Gianpaolo Grassi, primo ricercatore del Centro di ricerca sulla canapa di Rovigo e membro del Comitato scientifico di Federcanapa

Gianpaolo Grassi come si prospetta il 2020 per il mondo della Cannabis in Italia? L’anno è cominciato con una grave emergenza sanitaria, una pandemia che porta il nome di Covid19, dal suo punto di vista può influenzare in qualche modo la stagione agricola?

Il settore agricolo è uno tra i più penalizzati dalla pandemia. Il personale che veniva impiegato per la raccolta, proveniente dai paesi stranieri non possono circolare e di conseguenza molti prodotti stagionali non possono essere raccolti.

La Canapa non ha sofferto molto perché viene coltivata e gestita spesso in proprio e per lavorazioni industriali ci sono macchine che sostituiscono l’intervento dell’uomo.

Anche i consumi sono tendenzialmente in aumento o quanto meno quelli di cannabis light sono in aumento perché manca il competitor più importante che è la cannabis ad alto THC. Quest’ultimo tipo di Canapa non circola come prima per la presenza costante di posti di blocco delle forze dell’ordine e così i prodotti regolari a base di cannabis light sono più reperibili e distribuibili. 

Sempre più agricoltori pensano alla Canapa come un’opportunità alternativa su cui investire le proprie risorse, quali sono i suoi consigli per un primo approccio alla coltivazione della Canapa? C’è un settore più attrattivo di un altro?

Penso che gli agricoltori devono misurare le proprie forze e comportarsi come per gli altri prodotti, come vino o olio. La qualità è il parametro che determina principalmente la sostenibilità di una produzione.

In base alla scala produttiva a cui l’agricoltore può ambire, deve tendere a produrre con il più elevato standard qualitativo e mettere in atto almeno le prime fasi di trasformazione per rendere distinguibile e valorizzato il suo prodotto base.

La semina e la vendita di ciò che viene raccolto difficilmente potrà offrire più entrare di una qualsiasi altra produzione agricola. A complicare le cose è la mancanza di un mercato e di prezzi che siano stabili e indicativi della richiesta dei consumatori.

Avviare anche la distribuzione e vendita in proprio attraverso internet potrebbe essere una via, ma serve trovare elementi distintivi e qualitativamente migliori della gran parte dei prodotti simili presenti sul mercato.

Dal suo osservatorio nel 2020 in Italia si coltiverà più o meno Cannabis? E come può essere interpretata questa tendenza?

Io credo che le superfici rimarranno circa quelle degli ultimi due o tre anni. Magari aumenterà il livello di specializzazione, aumenteranno le concentrazioni dei principi attivi di maggior interesse del mercato e le varietà andranno via via modificandosi, per rendere sempre più competitivo il prezzo finale e comparabile quanto più possibile a quello dei paesi oltre Atlantico. Il nostro punto di forza è l’ambiente e il fatto che il prodotto è Made in Italy.

In Italia, ormai da anni, assistiamo ad un ritorno importante alle coltivazioni di Canapa. Parliamo sia della lavorazione di Fiori, così come della Canapa da estrazione, fino all’alimentare. FederCanapa ha chiesto alla politica, in più occasioni, un supporto maggiore in termini normativi e legislativi. Secondo lei, quali sono i primi aspetti su cui si dovrebbe intervenire per tutelare e supportare le Aziende?

Mi caratterizza la schiettezza e la praticità. Il primo punto sarebbe quello di rinnovare i dirigenti dei vari ministeri che non sono riusciti a mettere in moto la filiera della canapa. Sono quasi certo che ironia della sorte quasi tutti raggiungono gli obbiettivi  prefissati e percepiscono il premio produzione.

In primis farei uno spoiling system vero ed il Ministro dovrebbe avere dei collaboratori e dirigenti che realmente mettano in pratica l’orientamento politico del ministero stesso. Queste è più necessario nel Ministero dell’Agricoltura ed a ruota in quello del Ministero della Salute.

La politica deve rapidamente trovare delle soluzioni che consentano al mondo agricolo di procedere senza incertezza o dubbi su ciò che si può produrre. La mancanza di indirizzi e l’assenza di programmazione che abbia un visione di medio o lungo respiro è qualcosa che manca da anni.

A causa del COVID19, l’Italia vivrà una fase di incertezza economica che richiederà scelte coraggiose, è giunto il momento di investire sulla legalizzazione della Cannabis tout court?

Non sono convinto che sia la scelta migliore. Togliere ogni regola alla gestione della cannabis consentirebbe alle forze imponenti malavitose di operare liberamente ed alla luce del sole.

L’Italia diventerebbe un’altra Albania o una Colombia europea che distribuirebbe Cannabis in tutti quei mercati in cui il prezzo è più remunerativo.

Questo fiume di soldi verrebbe poi reinvestito in attività illecite o ancora peggio, riciclati in attività regolari causando una competizione fortissima verso le aziende oneste e sostenute da imprenditori regolari.

La cannabis dovrebbe a mio parere essere gestita allo stesso modo del tabacco, evitando tassativamente che gli utili vadano nelle mani delle multinazionali straniere e che i proventi recuperati con le accise dallo Stato vengano invece totalmente utilizzate per fare prevenzione, recupero, sviluppo agricolo ed industriale.

 

 

 

 

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